venerdì 21 agosto 2009

Consonanze

Madruguita ha smesso di contare i suoi anni da quando ne ha compiuti 80. Una voce stridula, qualche dente sparso e un'allegria contagiosa. Gli ultimi cinque lustri li ha passati vivendo in un casa-stanza a lato di una vecchia scuola dove alloggiamo da qualche giorno.
Una lampadina al neon alimentata da una batteria d'auto (caricata di giorno alla luce del sole) e una stufa a legna sono gli ultimi gingilli tecnologici di cui dispone.
La strada provinciale dista venti chilometri da qui e il primo centro abitato quarantacinque. Distanze irrosorie rispetto a quella di Madruguita dal tempo.


La vecchia scuola è gestita da Pablo, un campesino di forse trent'anni che permette di insinuarci nell'anima più profonda dell'Uruguay. Fatta di una naturalezza verde, ondulata, prospera e di un'umanitá semplice ma abbastanza distaccata. Direi contemplativa e vistosamente malinconica. Da cui, forse, la sensazione che in certi paesini regni invidia più che concordia; persino in un posto come
Cabo Polonio, paesello di quattrocento case sparse sulla spiaggia a cui si puó accedere dopo quaranta minuti di jeep non più di tre volte al giorno. Popolato da molti giovani pseudo-fricchettoni e qualche anziano pescatore, d'inverno si contano in tutto settantadue abitanti.
Ci aspettiamo di ascoltare, non necessariamente capire, la profondità o le speranze di certe scelte. Invece per quattro giorni sentiamo solo sparlare gli uni degli altri e viceversa; nella spasmodica attenzione allo sballo (per quanto abbiamo visto solo leggero). Così che ce ne andiamo più leggeri nel portafoglio che nell'animo.






Cabo Polonio: dalla finestra della camera.

Dopo i mesi di preparazione, cerebrale e non, al viaggio e gli 11000 chilometri finora percorsi, l'Uruguay non sembra poi cos¡ lontano. Non si prova quello stacco, temibile e squisitamente fascinoso, che ci si può immaginare a certe distanze ( e per di piú nell'emisfero australe). La cultura è molto vicina alla nostra, così come i visi e gli sguardi. Suscita meno impressione vedere uno spilungone biondo qui che nel centro di Palermo ( nonostante i Normanni).
O forse il tutto si può meglio spiegare così: l'Uruguay non è un posto di dissonanze. Piuttosto direi che è un posto di consonanze assurde. Puoi assistere ad un cambio della guardia, il venerdì ore 12 in
Plaza Indipendencia a Montevideo, in cui i diversi momenti vengono introdotti al microfono da una presentatrice. Puoi osservare un cane, in spiaggia fra gli scogli, che abbaia e gioca con un pinguino. Puoi utilizzare un bidè con uno spruzzino-doccia incluso ad altezza dei genitali. Oppure puoi constatare dal finestrino di un autobus che delle mucche stanno pascolando all'ombra di palme...




Per concludere: l'unica vera sensazione di distanza l'abbiamo avuta guardando sventolare davanti al palazzo legislativo una gigantesca bandiera uruguaya.





4 commenti:

  1. 11.000 Km per una bandiera gigantesca d'orgoglio e povertà, pochino, per ora sembra che siano deluse le aspettative, che sia proprio piccolo il nostro mondo, oppure è come dire: " non state in pensiero per noi, qui non c'è da temere", un messaggio rassicurante per chi vi vuole bene..

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  2. Brescia sembra una città in fiamme, bruciata, il sole velato dietro un cielo nebbioso, arranco con la vecchia bici, devo voglio dire qualcosa a Gio e Vale, qualcosa che scaldi il cuore ma anche i pensieri sembrano estinguersi prosciugarsi nella calura opprimente! allora il mio abbraccio (prima mi faccio una doccia, sono grondante, appiccicoso) e il mio pensiero ineffabile.

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  3. Guardando la foto non mi sembra che il cane stia proprio giocando...

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  4. Beh nessun commento per il povero ma non meno geniale bidet??!! una inebriante pioggerella sconfigge la forza di gravità per allietare dolcemente i tanto oppressi pendenti... anche i miei vorrebbero godere di certi privilegi... e invece si ritrovano schiaffati su una solita sedia plasticosa... ahhh... vi seguo... Walter ;)

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