venerdì 11 dicembre 2009

Chile, Chili, Chiloè

Dare forma al contenuto, compito non sempre semplice. Ma anche dare contenuto alla forma, può molte volte costituire un serio problema. Ci troviamo di fronte a questa duplice questione qui in Cile. Paese dalla forma assurda e dal contenuto indecifrabile. Anche se da un punto si deve pur partire, estetico o informativo che sia.


I cileni sono un popolo castigato. Visi sobri e puliti, sguardi lontani, voce bassa e sommessa. Pervasi da un'umiltà disciplinata non sembrano capaci di creative effusioni, nonostante la loro ospitalità quasi riconoscente. I sedici anni di dittatura militare, la presenza di Pinochet come capo supremo delle forze armate che si protrae fino al 1997 e un processo di democratizzazione reso ancora oggi difficile da una costituzione militaresca, ne sembrano la causa. Chiaro che un presidente come Allende e un ambasciatore in Europa come Neruda, a cavallo tra gli anni '60 e '70, costituivano un pericolo non indifferente per la stabilità dell'impero nordamericano. Nitide come la pece risuonano ancora oggi le parole di Kissinger, l'allora sottosegretario di stato alla presidenza Nixon ("Non vedo perchè dovremmo stare con le mani in mano davanti allo spettacolo di un paese che sta diventando comunista a causa dell'irresponsabilità del suo popolo"). Aggiungiamoci quindi l'isolamento geografico e capiamo perchè i cileni appaiono oggi come forme di se stessi.


Ma i giovani, ecco il contrappasso dantesco. Orde adolescenziali, musicisti e poeti che riempiono bar e spazi pubblici, intellettuali e loro emulatori che analizzano birre e problemi, schegge impazzite che macchiano di personalità strade e quartieri. È la prima generazione completamente libera, figlia di una generazione di prigionieri, con la quale sembra esistere il tacito accordo di vietare il divieto, un mondo a disposizione.
Tutto ovvio, forse, il contenuto, se non fosse che in questo paese esiste solo il Nord e il Sud mentre il sole tramonta in Cina.



(per rendere più comprensibile questa parte, ricordiamo che nell'alfabeto spagnolo le seguenti lettere si pronunciano così : ch = ci, ll = gl, que = che, qui = chi)

Per arrivare all'Isola di Chiloè dovrete attraversare il canale di Chacao approdando nell'omonima cittadina, Chacao. Il colectivo procederà poi verso est, passando per Caulìn e Ancud.
Scenderete quindi a sud, tralasciando Quetalmahue e Pumillahue che si affacciano sul Pacifico. Dopo le misteriose Manao, Linao e Lliuco arriverete finalmente a Quemchi, da cui si può ammirare l'isola Caucahuè. Procedendo ancora a sud toccherete l'inutile Tenaùn che però vi aprirà le porte della graziosa Dalcahue. Da qui, grazie ad un ponte, potrete scorrazzare quasi liberamente sull'Isla Quinchao, del gruppo Chaulinec, e visitare il capoluogo Achao. Ma non vorrete di certo fermarvi qui, e quindi con un altro colectivo vi dirigerete all'eterna Chonchi. A questo punto, invece di andare sull'isola Puqueidòn, girerete verso est, dove potrete godere delle fresche acque dei laghi Hullinico e Cucao. Per completare la visita, e lo scioglilingua, vi consigliamo di toccare l'estremo sud dell'isola e ammirare le due cittadine Queilèn e Quellòn. Per i più impavidi, l'Isla Latec e Punta Yatac, da cui potrete prendere una nave per Chacabuco o Chaitèn.

Un'ultima avvertenza : evitate di avvicinarvi alla laguna Chaiguata o alla Caleta Quiutil. Sembra siano state avvistate anime perdute di turisti dislessici.

1 commento:

  1. forse aver avuto un poeta come Neruda, un uomo coraggioso e puro che lanciava sassi enormi contro l'ingiustizia e i suoi effimeri castelli, ha inciso in modo rilevante sull'avvenire del Cile.

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